Un Piemonte solidale: RIFORMA DELLA SANITA’
Quando si tratta l’argomento SANITÁ, occorre chiarire alcuni concetti fondamentali che spieghino le migliorie, le innovazioni ma soprattutto riprendano dei valori culturali e sociali perduti in questi ultimi anni.
Il primo è SPEZZARE il significato del binomio RIORGANIZZAZIONE=TAGLIO alla spesa piuttosto che ai servizi o, peggio ancora, al personale; è chiaro che una migliore ottimizzazione ed organizzazione dei processi, delle strutture e della gestione porti solo dei benefici. Ciò però è ben diverso dall’affermare e dal sostenere continui tagli indiscriminati senza vivere o conoscere l’ambiente sanitario come avvenuto nell’ultimo periodo, danneggiando i cittadini.
Partendo quindi da questa riflessione si è arrivati ad esprimere alcuni punti fermi per innovare ed aumentare la qualità del SSN in diverse aree dell’organizzazione: prima su tutte l’istituzione di una centrale unica gestionale di acquisto regionale (che oltre a portare ALMENO un 10% di risparmio uniformerebbe sia prodotti che costi), implementare il modello ospedaliero per intensità di cura ed infine creare un coordinamento regionale della continuità assistenziale ovvero una centrale operativa regionale che gestisca, in tempo reale e via informatica, la disponibilità di posti letto a livello regionale permettendo quindi con la pianificazione della dimissione (da un pronto soccorso, da una struttura complessa piuttosto che qualunque altro luogo di cura ospedaliero in cui vi è stato un ricovero) la connessione con i medici di medicina generale, adi (assistenza domiciliare) centri di riabilitazione e case di cura (pubbliche, private e convenzionate), evitando quindi buchi di posti letto e conseguentemente disservizi per i cittadini e per il personale sanitario.
Anche e soprattutto sul personale sanitario è necessario chiarire e denunciare una condizione lavorativa che via via diventa sempre più ingestibile; nella sanità lavorano persone che con dedizione, impegno e professionalità hanno fatto del proprio lavoro una vera e propria missione di vita.
A causa del blocco del turnover, questi lavoratori si trovano troppo spesso a fare turni a dir poco massacranti, lavorando in condizioni disagiate, senza un vero riconoscimento professionale oltre che sociale: è necessario dunque ridare dignità a chi lavora sbloccando il turnover, riaprire l’accesso al mondo del lavoro bandendo nuovi concorsi e permettere a nuove forze non solo di costruire il proprio futuro e dare sollievo ad una situazione insostenibile nella sanità, ma soprattutto mettere al centro la comunità con una ricaduta positiva sull’assistenza e sui cittadini in generale, troppo spesso oggetto di disservizio non a causa di negligenza ma a causa di poco personale oberato da iperlavoro.
Parallelamente è necessario pensare al futuro della sanità INSIEME a chi la vive quotidianamente e specialmente non con i “soliti noti”, attraverso la creazione di un osservatorio regionale delle professione sanitarie al fine aiutare la programmazione sanitaria e dare finalmente la parola a quelle professioni fin’ora dimenticate.
Non solo, sarà davvero fondamentale per lo sviluppo professionale, per un vero miglioramento delle condizioni lavorative ed una sanità pubblica che guardi al futuro, applicare quelle innovazioni legislative lasciate nel dimenticatoio o in qualche cassetto di scrivania come l’applicazione della dirigenza infermieristica e la creazione dei dipartimenti per le professioni sanitarie. Oltre a ciò bisogna investire e credere negli sviluppi delle varie professioni, specialmente quella infermieristica, in modo da poter inserire degli elementi di novità in grado di alleggerire il lavoro ospedaliero e migliorare il sistema sanitario soprattutto a livello territoriale, con maggiori vantaggi per la cittadinanza e tutta la collettività. Questo grazie alla creazione strutturale di figure come quella dell’infermiere di comunità da affiancare ai medici di medicina generale, al potenziamento delle cure domiciliari ed infine puntare sullo sviluppo della rete territoriale inteso come sviluppo dei centri di lungodegenza e centri di residenzialità quindi lungo assistenza e cure intermedie.
Il diritto alla salute è un diritto per ogni cittadino, così come lo è il diritto al lavoro per i professionisti del mondo sanitario e per tutti quelle persone, uomini e donne, che a causa di scelte scellerate, si sono trovate la porta per esercitare la propria professione chiusa.
Queste proposte vogliono dare un vero e proprio cambiamento di concezione della sanità, affinchè dietro i numeri ci siano persone, dietro ogni miglioramento del servizio il sollievo di qualcuno, in modo che la sanità stessa non sia solo un peso per il bilancio regionale ma il valore aggiunto con cui misurare il nostro livello di civiltà.
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