A una decina di giorni dal referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, i social network e la rete sono invasi da propaganda politica a favore del sì e del no. Così come nel caso delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, più ci si avvicina alla data del voto e più si moltiplica la condivisione di informazioni poco accurate, per non parlare di bufale a tutti gli effetti.
1. Con il sì NON aumentano le firme per indire un referendum
Se la riforma verrà approvata, basteranno (proprio come ora) 500mila firme per indire un referendum abrogativo. La soglia di 800mila firme a cui spesso si fa riferimento è una novità, ma la norma riformata serve a favorire l’approvazione di un referendum.
Se le firme raccolte raggiungono quota 800mila, infatti, non sarà più necessario un quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto ma solo un quorum del 50% più uno dei cittadini che hanno votato alle precedenti elezioni politiche, ossia si abbasserà di molti punti percentuali.
2. All’interno del seggio NON si deve usare una penna
Una bufala – con tanto di foto – molto popolare sui social diffonde allarmismo dicendo che “al referendum non lasciare che cancellino il tuo voto! Non usare la matita che ti danno! Porta con te una biro e usa quella! #iovoto”. Nella cabina elettorale si vota sempre con la matita copiativafornita al seggio, mentre se si esprime la propria preferenza con una penna(magari portata da casa) si ottiene come unico risultato l’annullamento del proprio voto.
Il rischio che il voto espresso a matita venga cancellato e modificato non c’è, dal momento che le speciali matite copiative a disposizione lasciano pigmenti visibili sul foglio anche nel caso in cui si tenti di cancellare il segno tracciato. La bufala, nata probabilmente con intento ironico, è stata analizzata nel dettaglio da Bufale.net.
3. Una parte della Camera NON sarà composta da non-eletti
Tutta la Camera continuerà a essere eletta sulla base dell’esito delle votazioni, e una parte dei seggi verrà assegnata come premio di maggioranza. Anche chi accederà alla Camera con questo premio, comunque, sarà scelto in base ai voti degli elettori, e non certo nominato a caso in base alla volontà del partito che si è aggiudicato il premio. Il 100% delle persone che finiranno alla Camera, dunque, sarà di fatto votato dai cittadini.
4. Se vince il no il governo NON deve dimettersi
Sarebbe una pesante sconfitta politica, certo, ma non esiste alcuna norma che stabilisca le dimissioni di un governo per una bocciatura in un referendum. Il governo dipende esclusivamente dalla fiducia del Parlamento, mentre la votazione riguarda solo la Costituzione.
Indipendentemente dall’esito del referendum, se il parlamento continuerà a confermare la fiducia, il governo potrà proseguire fino al termine del proprio mandato nell’aprile 2018. Così come sarà libero di dimettersi in qualunque momento.
5. Il Senato NON sarà composto da non-eletti
L’idea alla base della formazione del nuovo Senato è l’elezione indiretta, presente in altre democrazie. In Italia, per esempio, il primo ministro non viene eletto direttamente dal popolo ma votato dal parlamento sulla base della nomina del presidente della Repubblica.
I membri del nuovo Senato sarebbero prescelti direttamente in occasione delle elezioni comunali o regionali attraverso le preferenze degli elettori. Sia però chiaro che al momento non è ancora stato stabilito precisamente come avverrà questa elezione, poiché il tutto è rimandato a una legge successiva all’approvazione della riforma.
6. Le modifiche all’articolo numero 117 NON sono segrete
Secondo una delle bufale più cliccate, i partiti a favore del sì starebbero evitando e tenendo nascosto un articolo: il numero 117. Questo articolo – secondo la bufala – “potrebbe significare la perdita della sovranità nazionale“ perché con l’approvazione della riforma “dentro la nostra Costituzione ci sarà scritto che l’Italia dovrà seguire gli ordini di Bruxelles“.
In realtà il testo dell’articolo 117 riformato dice che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali”, e l’unica differenza rispetto alla versione precedente dello stesso articolo sono le parole “dell’Unione Europea” al posto di comunitario. Non c’è quindi alcuna differenza in termini di vincoli, indipendentemente dall’esito del referendum, ma solo una modifica del nome con cui ci si riferisce all’Ue.
7. Con il sì NON ci saranno tempi certi per le leggi
È vero che i tempi di approvazione delle leggi dovrebbero mediamente ridursi in seguito alla riforma, grazie alle moltissime scadenze introdotte con il nuovo testo. È vero anche che le leggi dovranno seguire percorsi diversi a seconda della loro tipologia. Tuttavia parlare di “tempi certi” è eccessivo, dal momento che non ci sono limiti previsti per i tempi di lavoro delle commissioni e per la discussione del testo e degli emendamenti alla Camera. Il Senato, invece, con la riforma avrebbe 10 giorni di tempo per chiedere di esaminare una legge e altri 30 giorni per approvare le proprie proposte di modifica.
8. La misura NON evita il governo
Anche se i poteri del Governo non vengono modificati esplicitamente con la riforma, è falso affermare che il Governo sia del tutto escluso dai nuovi provvedimenti. In particolare, quattro degli articoli modificati (il 94, il 96, il 97 e il 99) fanno parte del titolo III della Costituzione, ossia “Il governo”. Le due modifiche principali riguardano la fiducia, che non dipenderà più da Camera e Senato ma solo dalla Camera, e l’abolizione del Cnel (il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), che poteva proporre leggi al parlamento ed era considerato un organo del governo.
Anche se i poteri del governo non subiscono cambiamenti, ci sono novità nel rapporto con il parlamento. E dal momento che la repubblica italiana è un equilibrio tra i diversi poteri, modificare quello legislativo crea un effetto indiretto anche su quello esecutivo.
9. Con la riforma NON si risparmiano 500 milioni di euro l’anno
Secondo la Ragioneria di Stato, il risparmio dovuto al taglio dei 215 senatori è quantificabile in 50 milioni di euro all’anno. Oltre a questo risparmio certo, in molti casi sono stati aggiunti altre voci di riduzione di spesa, fra cui per esempio il tetto all’indennità dei senatori (che esiste già), la cancellazione dei rimborsi per le attività di partito come viaggi e cene, l’eliminazione delle province (che hanno già perso potere da due anni) e la riduzione dei conflitti tra Stato e Regioni, un punto molto difficile da quantificare in termini economici. Se 50 milioni è senz’altro una stima per difetto, il fatto che si arriverà a 10 volte tanto resta da dimostrare.
10. Il parlamento che ha approvato la riforma NON è illegittimo
Anche se la legge elettorale con cui è stato eletto questo parlamento (il Porcellum) è stata dichiarata incostituzionale per via del premio di maggioranza e del blocco delle preferenze, questo non basta per definire illegittimo un parlamento. La stessa Corte costituzionale si è già pronunciata sulla legittimità dell’attuale parlamento, che può restare in carica (anche) per modificare la legge elettorale sbagliata. Se il parlamento non fosse legittimo, saremmo finiti nella situazione assurda di non poter sistemare le norme all’origine dell’incostituzionalità.
11. Il presidente della Repubblica NON sarà eletto da 10-15 persone
Con le aule al completo, dopo la riforma serviranno 438 voti per eleggere il presidente della Repubblica. Il caso di un numero di elettori molto ridotto, appena qualche decina, potrebbe verificarsi solo se ci fosse un assenteismo di massa al momento della votazione.
12. Il governo NON ha chiesto la fiducia per approvare la riforma
La notizia che circola online è semplicemente falsa: la fiducia non è stata posta dal governo Renzi in alcuna delle tre letture della nuova legge alla Camera, né al Senato.
13. La Costituzione NON è intoccabile
La possibilità di modifiche al testo costituzionale è prevista dalla stessa Costituzione, come scritto già nel testo originale. All’interno della Costituzione si trova anche l’augurio dei padri costituenti che “i nostri figli”potessero rivedere la Costituzione e “modificarla per il bene del Paese”.
La possibilità di aggiustamenti o aggiornamenti alla carta costituzionale è stata pensata fin dall’inizio, con modalità ben definite, che prevedono anche il ricorso a uno strumento come il referendum per confermare queste modifiche.
14. Col sì NON si smette di eleggere il presidente della Repubblica
Anzitutto perché non è mai stato eletto direttamente. In Italia non ci sono mai state elezioni presidenziali in cui il popolo abbia votato per la presidenza della Repubblica, ma il presidente è sempre eletto dal Parlamento in seduta comune.
15. Il voto degli italiani all’estero NON sarà annullato
Di questa bufala avevamo già raccontato qui. Il fatto che le schede degli elettori residenti all’estero arrivino non ancora vidimate è previsto da una legge del 2001. Non si tratta quindi di una truffa governativa per impedire a chi si trova fuori dai confini nazionali di esprimere il proprio voto, ma al contrario di una procedura pensata per ridurre la possibilità di brogli elettorali. Il timbro viene posto sulle schede elettorali una volta ritornate in Italia, al momento della loro apertura.