Nell’onda lunga del Concilio
È difficile analizzare razionalmente un evento così forte in termini emozionali anche perché privo di precedenti negli ultimi secoli.
Volendo però fare qualche prima breve e provvisoria considerazione, mi sembra di poter dire che assistiamo a uno degli effetti più significativi dell’onda lunga del Concilio Vaticano II, anticipata dalle decisioni di Paolo VI sul ritiro a 75 anni dei vescovi diocesani e sul mancato ingresso dei cardinali ultra ottantenni in Conclave e, per altri versi, dall’enciclica di Giovanni Paolo II “Ut unum sint” centrata sulla disponibilità a rivedere in una prospettiva ecumenica le forme storiche dell’esercizio del primato di Pietro, anche se essa non ebbe seguito pratico.
Si chiude definitivamente una certa prospettiva sacrale, il larga parte ripresa dal Concilio di Trento, che modellava di fatto la figura del Romano Pontefice su quella dei sovrani assoluti e che, per questo, considerava praticamente impossibile l’ipotesi delle dimissioni volontarie.
Ma l’autorità, dal punto di vista cristiano, è anzitutto servizio e richiede capacità effettive di guida della Chiesa che non sono fornite da interpretazioni miracolistiche estreme della dottrina della “grazia di Stato”, la guida che dall’Alto assiste ciascuno per rispondere ai doveri del suo status.
L’impostazione profetica del Vaticano II che colloca anche il magistero petrino dentro il Popolo di Dio in cammino, dentro un’ecclesiologia di comunione, sottolineata con forza dalla “Ut unum sint” ha consentito la svolta di oggi, che tiene conto di due fattori.
Il primo è il momento straordinario della vita della Chiesa che non richiede solo un’opera di mera manutenzione, tant’è che è stato indetto niente di meno che “un anno della fede” e quindi comporta energie fisiche e intellettuali proporzionate. Non tutti arivare a condividere la diagnosi del cardinal Martini sul grande numero di anni di ritardi della Chiesa, ma la decisione di oggi ci dice in fondo che Benedetto XVI, a torto visto come un conservatore, condivide almeno l’idea di uno sforzo straordinario.
Il secondo è l’allungamento della vita ordinaria, anche dei Papi, che ha portato obiettivamente a problematiche nuove e delicatissime su cui Benedetto XVI deve aver ben meditato nella fase finale del pontificato di Giovanni Paolo II: si pensi ad esempio alla questione delle modalità di accertamento dell’eventuale impedimento permanente di un un pontefice.
Il gesto inatteso apre quindi uno spiraglio sul futuro che spetterà al Conclave tenere aperto, rimettendo al centro anche la revisione delle forme storiche del primato petrino.
Da Europa – Stefano Ceccanti
P.S. la foto, per chi c’era e chi si ricorda, è della prima volta che ho visto Papa Benedetto XVI: GMG Colonia 2005, indimenticabile.
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