100 GIORNI DI NULLA
A 100 giorni dall’insediamento, non abbiamo ancora avuto modo di approvare o discutere una sola legge o o delibera: la Regione è ferma.
Il Consiglio Regionale è rimasto sequestrato una settimana intera, fino a mezzanotte, per discutere di un referendum sul sistema elettorale nazionale, per obbedire al diktat di Salvini da Pontida: non propriamente una priorità dei piemontesi.
Sul tema autonomia regionale, il presidente Cirio, il 4 settembre, è venuto in commissione ad illustrarci la nuova bozza di delibera di richiesta di maggiori competenze per la Regione Piemonte. Un documento abbastanza deludente, che tiene per base quello approvato durante la giunta Chiamparino e aggiunge, con tanti copia e incolla, pezzi e pezzettini presi da Veneto e Lombardia. Alcuni, come la richiesta di autonomia sulla disciplina e il reclutamento del personale dirigente, docente, amministrativo e ATA della scuola sono semplicemente NON condivisibili. Altri sono addirittura incomprensibili, incoerenti, etc. E allora perchè chiederle? Forse perché si vuole adottare un testo ideologico, solo per dimostrare che noi chiediamo “tanto”, misurando un tanto al chilo la nostra idea di Piemonte. La linea non è cambiata dopo l’insediamento del nuovo governo nazionale. Cirio si è limitato ad inviare una lettera al neo ministro per gli affari regionali Boccia ribadendo una prossima richiesta di nuove competenze. La risposta del Ministro Boccia non si è fatta attendere: per il 30 settembre è stata fissata una sua visita in Piemonte proprio per affrontare il tema dell’autonomia. In ogni caso, la delibera non è ancora approvata, perchè si vuole a tutti i costi istituire preliminarmente una Commissione Permanente dove affrontarla e al momento siamo ancora fermi.
INTERROGAZIONI AD ALTA VELOCITA’
Il Presidente Cirio ha detto che il suo obiettivo è un Piemonte ad alta velocità, tuttavia passare dalle parole ai fatti non sempre è così semplice, né così scontato. Nel mese di settembre ho presentato alcune interrogazioni in Consiglio Regionale su diverse questioni lasciate in sospeso dall’attuale maggioranza e la storia dell’alta velocità sembra sempre più uno slogan.
La prima interrogazione riguardava il destino del MICRONIDO Arcobaleno dell’ASL di Asti (qui il testo), che risulta oggi chiuso con grande aggravio per famiglie e lavoratori. L’assessore ha risposto che si impegnerà per la riattivazione.
La seconda interrogazione riguarda la possibilità di realizzare la stazione alta velocità di PORTA CANAVESE (qui testo e risposta), che sarebbe nevralgica per i collegamenti di tutto il canavese e con la Valle d’Aosta. Amministratori ed enti locali si sono già detti favorevoli, così come i colleghi valdostani. L’Assessore Gabusi ha detto che non ritiene prioritario tale investimento e che si lavorerà su un fantomatico efficientamento delle linee esistenti. Insomma, nulla di fatto anche su questo.
La terza interrogazione ha invece sollevato un problema che ha molto colpito l’opinione pubblica. Ho chiesto all’Assessore Chiorino a che punto fosse l’organizzazione dell’edizione di quest’anno di IOLAVORO e ho scoperto che, essendo tutto fermo, per quest’anno l’evento non verrà realizzato. IoLavoro è ormai quasi una tradizione visto che si svolge dal 2006 e dimostra risultati in crescita e molto interessanti (nel 2017 hanno partecipato 6.500 persone e sono stati effettuati oltre 10.000 colloqui di cui, a sei mesi di distanza, il 25% si è trasformato in un’assunzione). L’impegno dell’assessorato è anche stavolta quello di recuperare con un evento in primavera e altri eventi in tutto il Piemonte ma per ora, come negli altri casi, solo di parole si tratta.
La quarta infine si occupa della CASA DELLA SALUTE di RIVOLI, che l’amministrazione comunale vorrebbe rimettere in discussione.
IL PD è LA MIA CASA
Il 17 settembre Matteo Renzi ha annunciato la sua uscita dal Partito Democratico e la contestuale nascita di un nuovo soggetto politico dal nome Italia Viva. Avendo sostenuto Matteo Renzi mi sono domandato, come tanti nel centro sinistra, se seguirlo oppure no. Senza avere la sfera di cristallo nè alcuna formula per la vittoria, io ho deciso di restare nel PD. Conosco e comprendo le ragioni che porteranno alcuni a fare una scelta diversa, che credo sia doveroso rispettare, però io non sono di quella idea. C’ero quando è nato il PD e in questi anni mi sono reso conto che portare questa bandiera, tutti insieme, ci ha permesso di raggiungere dei risultati straordinari. Molti di questi li abbiamo raggiunti nell’ultima esperienza di governo e rimuoverli dalla nostra memoria collettiva rappresenta uno degli errori di oggi. Ma il momento in cui abbiamo ricominciato a dividerci, è stato il momento in cui abbiamo cominciato a perdere forza, vale ora come allora. Questo perché la vocazione plurale del partito democratico che a tanti sembra un limite, è invece una virtù che allarga il campo del confronto e degli obiettivi e lo rende l’unico partito che pratica, con tutti i suoi limiti, la democrazia interna. Nessun partito, neanche tra quelli più piccoli ed identitari, resta uguale a se stesso sempre, perchè il mondo cambia e con esso anche i bisogni delle persone. Quello che non deve cambiare sono i valori di riferimento e nel PD c’è e ci sarà ancora un’area riformista, solidale, che guardi agli ultimi e all’inclusione, che lotti per tenere unite le comunità come luoghi fondamentali del vivere umano e civile. Questo sempre e a prescindere dalle contingenze che a volte, come oggi, ci portano a dialogare con forze politiche diverse da noi, con le quali però non dobbiamo costruire matrimoni di interesse ma convergenze sui bisogni. Mi spiace che ancora una volta si finisca a parlare quasi esclusivamente di nomi e non di idee, perchè sono certo che se sapremo guardare a quelle, ci ritroveremo insieme su molti più fronti di quanti il gossip politico quotidiano voglia farci sembrare.
Il 9 aprile 2019 il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera di Antonella Parigi, assessore uscente alla Cultura della giunta Chiamparino, che racconta il difficile rapporto con il Comune di Torino in questi anni. Sono stati tempi difficili, di diffidenza e di lunghi silenzi, noi come Regione ce l’abbiamo messa tutta per non lasciare mai sola Torino.
“Ho letto con attenzione il lungo articolo dedicato alla cultura e al suo rapporto con il turismo. Mi permetto di esprimere alcune opinioni in merito facendo una doverosa premessa: non bisogna confondere Torino con il Piemonte. Il Piemonte è composto da situazioni molto diverse tra di loro, con storie e contesti che vanno analizzati in profondità singolarmente. Concentrerò dunque la mia attenzione su Torino, cominciando con il dire che ha perfettamente ragione Gabriele Ferraris quando afferma che è cambiata la narrazione sulla città. Ha torto nel dire che io mi stupisco: ne sono perfettamente consapevole e dal 2016 ho registrato l’affievolirsi del posizionamento culturale della città di Torino.
Da cosa deriva questo? Provo ad offrire la mia opinione:
1. Il primo gesto è stato separare la delega della cultura dalla delega del turismo. È legittimo ma comporta dire che la cultura non è motore del turismo. D’altra parte nella campagna elettorale della sindaca Appendino le code ai musei sono state il simbolo di una città che aveva dimenticato le periferie. Così l’impostazione della nuova giunta è stata quella di una cultura pensata non per attrarre turisti ma per ricucire la città. Il simbolo di questa visione è “Luci d’artista: molte sono state spostate in periferia e questo ha fatto sì che che se ne perdesse il senso unitario e di circuito pensato anche per la visita della città. Non sta a me dire se questa scelta abbia migliorato la vita delle periferie.
2. Non conosco nessun settore commerciale e industriale che cresca in assenza di investimenti. Quali sono stati gli investimenti in cultura in questi anni a Torino? Le istituzioni culturali sono state faticosamente in piedi a fronte di bilanci sempre più risicati. Io stessa ho fatto una scelta molto precisa: rinunciare a velleità da assessore per tenere in piedi il sistema culturale della città. Come Regione siamo intervenuti in molti ambiti per sostenerlo. Tutta l’arte contemporanea è sostenuta dalla Regione, il sistema cinema, il sistema teatrale, abbiamo aumentato la contribuzione a Musei e mostre (peraltro senza tanta riconoscenza, come dimostra il caso Fondazione Torino Musei), dato un contributo straordinario al Teatro Regio. Ricordo che la Regione contribuisce al Salone del Libro con 1,2 milioni di euro, a fronte dei 700.000 della città (che peraltro l’anno scorso sono stati 300.000,00). E temo che non sia finita perché vorrei sapere se il bilancio del 2019 della Città preveda nuovi tagli: a prima vista sembrerebbe di sì, ma potrei sbagliarmi.
3. Torino aveva un posizionamento culturale legato alla sperimentazione, alla capacità di produrre nuovi contenuti anche mirati ad un pubblico giovane. Più Berlino che Parigi per capirci. Oggi si pensa ad un capodanno per famiglie. Senza contare che oggi non abbiamo nessun luogo in cui ballare. Sono scelte legittime, ma cambiano il posizionamento della città, ovvero i motivi per cui le persone vengono a Torino.
4. La dinamicità di una città è data non solo dagli eventi, ma da un insieme complessivo di azioni che danno il tenore di ‘energia’ di una città. Non sono io a dover notare che da più parti è stato evidenziato un rallentamento della spinta energetica e di cambiamento che aveva attraversato Torino negli anni passati.
5. Il vituperato «sistema Torino» si è sgretolato. Oggi la sensazione è che ognuno vada un po’ per conto suo. Nessun ente può sostituirsi alla capacità di regia di una città: né la Regione, né l’Unione Industriale, né la Camera di Commercio, né le fondazioni bancarie. Bisogna tornare a scrivere un piano strategico che tenga insieme le diverse visioni della città. E lo deve fare la Città di Torino.
6. Le istituzioni sono fatte di donne e di uomini che le dirigono: in molti casi abbiamo rinunciato all’eccellenza, e anche questo vuole dire.
7. Sulla Reggia di Venaria: il calo dei visitatori è dovuto in gran parte alla chiusura del villaggio di Babbo Natale, Ma certo bene non ha fatto il lungo dissidio tra Direttore e CdA. In ogni caso è evidente che di questo cambiamento nel posizionamento di Torino risentono i musei più legati al turismo, e Venaria è tra questi. Ringrazio il Corriere Torino per aver parlato di cultura. Perché la parola cultura è scomparsa dal dibattito nazionale, ma è scomparsa anche da quello cittadino. Non si tratta solo di programmi politici, ma anche sui media cittadini l’attenzione si è affievolita. Si preferisce parlare di marciapiedi rotti o di buche nell’asfalto. Temi non certo da tralasciare, ma che non rendono giustizia alla mia città, che, vorrei ricordare, non vuole avere un destino da città di provincia.“
La Regione Piemonte, tra le prime in Italia, si è dotata di una normativa per agevolare l’inserimento lavorativo di disabili e svantaggiati attraverso la Legge Regionale 16/2017-Art.104 presentata da me e dal collega novarese Domenico Rossi, qui il nostro comunicato stampa sullo stato attuale dei lavori relativi all’applicazione della legge.
Il Piemonte con la l.r. 16/2017 ha introdotto un meccanismo importa e innovativo che prevede di riservare almeno il 5% dell’importo complessivo dei suoi appalti non socio-sanitari ed educativi, da assegnare ad imprese che si impegnino all’inserimento di lavoratori disabili o svantaggiati. Una legge importantissima, che sfrutta la possibilità data dal nuovo Codice degli Appalti di utilizzare le gare pubbliche per perseguire una finalità sociale.
Gli uffici regionali competenti stanno lavorando in questi giorni al fine di pubblicare una delibera regionale che disciplini l’ammontare degli appalti riservati e le tipologie di attività che potranno essere oggetto degli stessi.
“A regime si parla di circa 37 milioni di euro l’anno, che potrebbero portare all’inserimento di circa 1.300 persone – spiega il Consigliere Rossi – l’Ufficio regionale cooperazione ha già aperto un tavolo permanente con SCR (la Società di Committenza Regionale) e le Centrali Cooperative. Anche se comprensibilmente sarà la cooperazione sociale la più interessata a questo percorso, la legge incoraggia e premia tutto il mondo dell’impresa ad assumere personale svantaggiato”.
Nonostante manchino ancora le linee guida della Giunta, vista la Legge regionale approvata alcuni enti hanno già provveduto a deliberare appalti in cui siano premiate le aziende virtuose sul tema degli inserimenti lavorativi. In particolare ATC ha deliberato un primo appalto riservato per le pulizie del valore di 2 milioni e 300 mila euro, l’IPLA per un valore di 323 mila euro mentre SCR ha pubblicato un bando di gara con importo di ben 50 milioni di euro, in scadenza il 12 aprile 2019, per le pulizie di ASL e Aziende Ospedaliere, in cui per la prima volta si assegna un punteggio a chi porterà avanti attività formative ed inserimenti lavorativi rivolti a svantaggiati e disabili.
“Siamo sulla strada giusta – conclude il Consigliere Valle – in questi mesi abbiamo riscontrato una grandissima disponibilità da parte degli enti regionali ad adottare il provvedimento che abbiamo presentato, spero veramente che questa presa di coscienza possa essere uno stimolo per tutte le amministrazioni locali ad adottare dei provvedimenti simili”.
Grazie alla nuova legge approvata nella seduta del 13 marzo 2019 dal Consiglio Regionale del Piemonte, sono stati istituiti oltre 10.000 ettari di nuove aree protette.
Il precedente sistema delle aree naturali protette piemontesi contava 2 parchi nazionali, 83 aree protette a gestione regionale, 9 aree protette a gestione provinciale e 3 aree a gestione locale. Con la nuova legge abbiamo accolto le richieste locali di istituire come ulteriori aree parco e riserve naturali le zone che si sono contraddistinte per positive esperienze di gestione di siti appartenenti alla rete Natura 2000, già riconosciuti quali aree di interesse comunitario e di conservazione di particolari specie botaniche e faunistiche.
Nell’area del torinese le novità saranno:
- Il PARCO DEL PO PIEMONTESE: nasce un’unica area protetta che si estende da Casalgrasso fino ad arrivare ai confini con la Lombardia, e include le riserve attualmente presenti sul tratto torinese del Po e quelle presenti sul tratto alessandrino-vercellese. La gestione del Parco sarà affidata ad un unico ente che nasce dalla fusione dei due enti attualmente esistenti, denominato Ente di gestione delle Aree protette del Po Piemontese.
- La trasformazione dell’area contigua della Riserva naturale dei Laghi di Avigliana in Zona naturale di salvaguardia.
- L’identificazione della Zona Naturale di Salvaguardia del Lago di Arignano.
QUI il comunicato stampa ufficiale della Regione Piemonte con ulteriori dettagli.
Nella seduta del 22 gennaio 2019 in Consiglio regionale del Piemonte abbiamo approvato un’importantissima proposta di legge al Parlamento (presentata con il collega Marco Grimaldi) per tutelare i riders (i fattorini in bicicletta) esattamente come tutti gli altri lavoratori.
Questo significa per noi estendere a loro e a tutti i lavoratori delle piattaforme tecnologiche una serie di diritti fondamentali come: condizioni contrattuali scritte che evitino abusi nei loro confronti e che garantiscano il riconoscimento delle spese commisurate all’utilizzo dei propri mezzi, tutele assicurative e previdenziali per infortuni e malattia, diritto alla formazione, un salario minimo legale.
In Italia, nel 2019, non devono più esistere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Dobbiamo inoltre regolamentare la cosiddetta “gig economy” e contrastare con forza idee distorte per come quella per cui l’attività di fattorino rappresenti “un’opportunità per andare in bici, anche guadagnando un piccolo stipendio”, negando così il rispetto per l’impegno in termini di tempo e fatica fisica che questo e altri lavori richiedono.
Ecco il testo della legge approvata.
Proposta di legge al Parlamento “Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali”
Art. 1.
(Finalità)
- La presente legge, al fine di tutelare le lavoratrici e i lavoratori delle piattaforme digitali, favorisce l’instaurazione di rapporti di lavoro attraverso contratti chiari e trasparenti, coerenti con le esigenze del contesto occupazionale, nel rispetto del giusto equilibrio tra flessibilità del lavoro e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Art. 2.
(Oggetto)
- In attuazione delle finalità di cui all’articolo 1, la presente legge contiene disposizioni che tutelano la dignità, la salute e la sicurezza del lavoratore digitale, aumentano la trasparenza e la sicurezza del mercato del lavoro digitale e contrastano ogni forma di diseguaglianza e di sfruttamento.
Art. 3.
(Prestatore di lavoro subordinato)
- È considerato prestatore di lavoro subordinato, ai sensi dell’articolo 2094 del codice civile, chiunque si obblighi, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e secondo le direttive, anche se fornite esclusivamente a mezzo di applicazioni informatiche dell’imprenditore, anche nei casi nei quali non vi sia la predeterminazione di un orario di lavoro e il prestatore sia libero di accettare la singola prestazione richiesta, se vi sia la destinazione al datore di lavoro del risultato della prestazione e se l’organizzazione alla quale viene destinata la prestazione non sia la propria ma del datore di lavoro.
- È subordinata anche la prestazione di attività chiesta e remunerata direttamente da un terzo e resa personalmente nei suoi confronti qualora il datore di lavoro, anche per il tramite di programmi informatici o applicazioni digitali e a scopo di lucro, realizzi un’intermediazione tra lavoratore e terzo, altresì stabilendo o influenzando in modo determinante le condizioni e la remunerazione dello scambio. La natura subordinata resta ferma anche nell’ipotesi in cui il lavoratore renda la prestazione impiegando beni e strumenti nella propria disponibilità.
- L’organizzazione fa capo al datore di lavoro qualora la prestazione di lavoro avvenga tramite piattaforme digitali, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto, a prescindere dalla titolarità degli strumenti attraverso cui è espletata la prestazione. Si considerano piattaforme digitali i programmi delle imprese che, indipendentemente dal luogo di stabilimento, mettono in relazione a distanza per via elettronica le persone, per la vendita di un bene, la prestazione di un servizio, lo scambio o la condivisione di un bene o di un servizio, determinando le caratteristiche della prestazione del servizio che sarà fornito o del bene che sarà venduto e fissandone il prezzo.
- L’articolo 2 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 (Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183) è abrogato.
Art. 4.
(Forma contrattuale e trattamento economico minimo)
- Le lavoratrici e i lavoratori delle piattaforme digitali hanno diritto a condizioni contrattuali formulate per iscritto nonché a ricevere ogni informazione utile per la tutela dei loro interessi, dei loro diritti nonché della loro sicurezza.
- Nei casi di cui al comma 1, ai prestatori di lavoro deve essere applicato un trattamento economico complessivo proporzionato alla quantità e qualità del lavoro prestato e comunque non inferiore ai minimi previsti dal contratto collettivo applicabile all’attività prestata, o, in mancanza, ai minimi previsti, per prestazioni analoghe, dalla contrattazione collettiva nazionale del settore o della categoria più affine.
- In presenza di una pluralità di contratti collettivi per la medesima categoria, i datori di lavoro che svolgono attività ricomprese nell’ambito di applicazione della presente legge applicano ai propri dipendenti, la cui prestazione di lavoro avvenga tramite piattaforma, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto, trattamenti economici complessivi non inferiori a quelli dettati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale nella categoria.
- La violazione dei diritti di cui al comma 1, da parte del datore di lavoro o del datore di lavoro gestore della piattaforma digitale, determina l’applicazione dell’articolo 4 del decreto legislativo 26 maggio 1997, n. 152 (Attuazione della direttiva 91/533/CEE concernente l’obbligo del datore di lavoro di informare il lavoratore delle condizioni applicabili al contratto o al rapporto di lavoro), nonché il diritto del lavoratore e della lavoratrice al risarcimento del danno, da liquidare, da parte del giudice, con valutazione equitativa, in misura comunque idonea a indurre il datore di lavoro o il datore di lavoro gestore della piattaforma digitale al rispetto dei diritti di cui al comma 1 per il futuro.
- In caso di controversie, il giudice tiene conto della violazione dei diritti di cui al comma 1 anche ai fini della prova delle condizioni contrattuali e dei diritti del lavoratore e della lavoratrice oggetto di eventuali controversie.
Art. 5.
(Divieto di retribuzione a cottimo)
- Non è consentito retribuire a cottimo, in tutto o in parte, le prestazioni di lavoro svolte tramite piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto.
Art. 6.
(Algoritmi)
- Gli algoritmi per la assegnazione dei turni, la distribuzione delle occasioni di lavoro e dei luoghi di esecuzione delle prestazioni di lavoro e per la valutazione delle prestazioni di lavoro eseguite possono entrare in vigore solo dopo un periodo di esperimento fissato dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati con le organizzazioni sindacali dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o dai contratti collettivi aziendali stipulati dalla rappresentanza sindacale unitaria e previa consultazione con le medesime organizzazioni, dopo che alle stesse è comunicato per iscritto il risultato dell’esperimento almeno sette giorni prima dell’esame congiunto da svolgere.
- È vietata ogni forma di trattamento di dati finalizzata alla predisposizione di meccanismi di rating reputazionali, ivi compresi i dati pervenuti alle imprese titolari delle piattaforme digitali dall’utenza.
Art. 7.
(Norme in materia di orario di lavoro, indennità di disponibilità, ferie e sospensione del rapporto di lavoro per le prestazioni a mezzo piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto)
- Ai fini della corresponsione della retribuzione, si considera orario di lavoro prestato quello intercorrente tra l’accettazione, da parte del prestatore, della prestazione sollecitata e il suo espletamento, registrato dalla piattaforma digitale.
- Per i periodi nei quali il prestatore, in base a turni predeterminati o alla segnalazione della propria disponibilità attraverso la piattaforma digitale e pur non espletando la prestazione, è a disposizione del datore di lavoro, spetta una indennità mensile di disponibilità, divisibile in quote orarie, determinata dai contratti collettivi di cui all’articolo 4 e comunque non inferiore all’importo fissato con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentite le associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
- L’indennità di disponibilità è esclusa dal computo di ogni istituto di legge o di contratto collettivo.
- L’indennità di disponibilità è assoggettata a contribuzione previdenziale per il suo effettivo ammontare, in deroga alla normativa in materia di minimale contributivo.
- In caso di malattia, maternità o di altro evento che rende impossibile l’erogazione della prestazione e la disponibilità a svolgerla, l’indennità dovuta è proporzionata alla retribuzione e all’indennità di disponibilità, secondo le disposizioni vigenti in tema di lavoro intermittente.
- Il prestatore ha diritto alle ferie secondo le vigenti disposizioni di legge e del contratto collettivo applicabile, in proporzione alle giornate nelle quali ha erogato le prestazioni di lavoro.
- Il lavoratore può, per motivi personali, rifiutare la prestazione offerta, con conseguente rinunzia alla indennità di disponibilità per la quota oraria corrispondente.
Art. 8.
(Diritto alla disconnessione)
- Non è consentito l’invio di comunicazioni da parte del datore, a mezzo di piattaforme digitali, applicazioni o altrimenti, per un periodo di almeno undici ore consecutive ogni ventiquattro ore, decorrenti dall’ultimo turno di disponibilità completato.
- I contratti collettivi possono prevedere limiti più ampi delle undici ore di cui al comma 1.
- Nel caso di violazione della previsione di cui al comma 1, al datore di lavoro, salvo il risarcimento del danno nei confronti del prestatore, è comunque applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250,00 a euro 1.250,00 per ciascun periodo e ciascun prestatore.
Art. 9.
(Libertà di opinione)
- Il lavoratore e la lavoratrice manifestano liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e del segreto aziendale, anche attraverso l’esercizio della critica e della cronaca, che non possono essere limitati attraverso poteri direttivi, disciplinari, di coordinamento, di controllo o di verifica del datore di lavoro o del datore di lavoro gestore della piattaforma digitale.
Art. 10.
(Divieto di discriminazione)
- I lavoratori e le lavoratrici delle piattaforme digitali hanno diritto a non essere discriminati, nell’accesso alla piattaforma e nel corso del rapporto di lavoro, a causa delle convinzioni personali, dell’affiliazione e partecipazione all’attività politica o sindacale, del credo religioso, del sesso e delle scelte sessuali, dello stato matrimoniale o di famiglia, dell’orientamento sessuale, dell’età, dell’origine etnica, del colore, del gruppo linguistico, dell’ascendenza, della nazionalità, della cittadinanza, della residenza, di condizioni sociali o di condizioni e scelte personali, di controversie con il datore di lavoro o datore di lavoro gestore della piattaforma digitale o con il datore di lavoro o datore di lavoro gestore della piattaforma digitale del precedente rapporto di lavoro, o del fatto di avere denunciato condotte illecite di cui sono venuti a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro.
- I lavoratori e le lavoratrici delle piattaforme digitali si intendono discriminati se sussistono le ipotesi di discriminazione diretta o indiretta, molestie, ordine di porre in essere un atto o un comportamento discriminatorio, a causa di uno dei fattori di cui al comma 1.
- Sussiste discriminazione diretta, ai fini della presente legge, quando, per uno dei fattori individuati dal comma 1, indipendentemente dalla intenzione e motivazione, una persona è trattata meno favorevolmente rispetto ad un’altra in una situazione analoga.
- Sussiste discriminazione indiretta, ai fini della presente legge, quando, per uno dei fattori individuati dal comma 1, indipendentemente dalla intenzione e motivazione adottata, una persona è posta in una posizione di particolare svantaggio, rispetto ad altre persone, in applicazione di disposizioni, criteri o prassi apparentemente neutri.
Art. 11.
(Protezione dei dati personali e controlli)
- I dati personali dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme digitali sono trattati in conformità delle disposizioni del Regolamento del Parlamento europeo 27 aprile 2016, n. 2016/679/UE relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE.
- Gli articoli 2, 3, 6 e 8 della legge 20 maggio 1970, n. 300 (Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento) si applicano anche alle piattaforme digitali.
A fine 2018 sono stati pubblicati i dati, importantissimi, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli elaborati da Ires Piemonte su incarico della Regione riguardo ai flussi e al volume del gioco d’azzardo nella nostra regione. Grazie a questa fotografia statistica abbiamo potuto dimostrare che la legge per il contrasto alla ludopatia approvata dal Consiglio Regionale ha prodotto effetti tangibili.
Ad esempio confrontando il primo semestre 2018, in cui le norme sulle distanze erano ormai in vigore, con il primo semestre 2017, quando non erano ancora efficaci, si osserva una riduzione del volume di gioco complessivo di 119 milioni, per una proiezione di 238 milioni sull’intero anno.
Per quanto riguarda il volume di gioco relativo a slot machine e video lottery, la riduzione è ancora maggiore: 228 milioni in 6 mesi, 456 milioni nell’intero anno. Allo stesso modo, le perdite legate al gioco su slot machine e video lottery sono diminuite nel primo semestre 2018 di circa 106 milioni (-28% rispetto al primo semestre 2017). Tutto questo anche per merito dell’ottimo lavoro effettuato in tutte le Asl del Piemonte che nei Dipartimenti contro le dipendenze curano ogni giorno centinaia di pazienti affetti dai danni del gioco compulsivo.
Qui di seguito trovate, come pubblicato nell’ultimo bollettino ufficiale della Regione del 17/01/2019, l’avviso pubblico destinato ai comuni del Piemonte finalizzato alla diffusione del progetto formativo per operatori di polizia locale “prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico (gap)”. Altre azioni di sensibilizzazione e informazione previste includeranno: percorsi formativi rivolti ai gestori delle sale gioco e agli esercenti commerciali, con l’obiettivo prevenire il consumo eccessivo di prodotti da gioco in denaro e aumentare la consapevolezza sui fenomeni di dipendenza da gioco, e moduli formativi rivolti ai docenti e agli studenti delle scuole superiori piemontesi.
Affari istituzionali e avvocatura
Determina dirigenziale 27 dicembre 2018, n. 420
Avviso pubblico per manifestazione di interesse destinato ai comuni del Piemonte finalizzato alla diffusione del progetto formativo per operatori di polizia locale “prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico (gap)”.
Il progetto ha tra le sue finalità quella di soddisfare su tutto il territorio regionale le esigenze formative degli operatori di polizia locale, potenziando i nuclei di Ufficiali e Sottufficiali di Polizia locale specializzati in tale materia, implementando a tal fine le attività di contrasto e prevenzione al Gioco d’azzardo patologico.
I destinatari del Progetto formativo sono i Comuni del Piemonte che dichiareranno la loro disponibilità per gestire e organizzare in nome proprio e per conto della Regione Piemonte i corsi formativi in detta materia.
La spesa trova copertura con risorse finanziarie della Direzione Sanità ed è pari ad € 95.000,00.
I corsi saranno realizzati e riproposti fino al raggiungimento dell’importo massimo a disposizione.
Le manifestazioni di interesse dovranno pervenire al Settore Rapporti con le Autonomie locali e Polizia locale entro il 28/02/2019 esclusivamente tramite PEC al seguente indirizzo:
Autonomielocali.polizialocale@cert.regione.piemonte.it
La Regione Piemonte fornirà riscontro via PEC entro il 30 marzo 2019.
Per richieste di informazioni in merito alla presente domanda: polizia.locale@regione.piemonte.it oppure contattare tel. 011/4323992.
http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2019/corrente/siste/00000080.htm