Il dito, la luna e la trappola della grande riforma
(Di Ernesto Ruffini)
Si usa definire sciocco colui che, quando gli si indica la luna, guarda il dito. A volte, però, è vero il contrario: lo sciocco è colui che si mette a contemplare estatico la luna, dimentico di cosa combina tutta la persona alla quale appartiene il dito, approfittando della sua distrazione. È quanto a mio parere sta avvenendo sulle riforme istituzionali.
Il nostro sistema istituzionale (la luna) ha sicuramente bisogno di qualche ritocco: riformare il bicameralismo, definire meglio i poteri del governo, rifare la legge elettorale. Tutte cose che però molti, animati certamente dal solo interesse per il bene del paese, sono pronti a fare con Berlusconi, animato notoriamente da uno spiccato interesse per il bene di sé stesso. Mentre lui ci indica la luna del semipresidenzialismo o del premierato forte, sarebbe quindi bene che noi tutti, semplici cittadini, politici e meccanici costituzionali, non distogliessimo lo sguardo da quello che si prepara a fare dietro le nostre spalle Silvio l’astrofilo.
Il fatto cruciale è che le riforme non viaggiano sullo stesso treno legislativo. Quelle che riguardano la costituzione richiedono un procedimento particolare, di doppia lettura ed eventuale conferma referendaria, cosa che non si fa dall’oggi al domani; per cambiare il sistema elettorale basta invece una legge ordinaria, cosa che è già stata fatta dall’oggi al domani, proprio da Berlusconi. E qui c’è l’inghippo di quest’ultimo; il quale ha già detto che PRIMA si cambia la costituzione e POI si cambia la legge elettorale.
Non ci vuole un genio per capire il gioco.
Fatta la riforma – semipresidenzialismo o premierato forte non importa – Berlusconi rovescerà il tavolo delle larghe intese e armato di populismo (versione anti-UE) e televisioni si lancerà per la settima volta all’assalto del potere con la legge Calderoli. Massimizzerà quindi il risultato: un uomo solo al comando (lui) e un parlamento di nominati (da lui). Un esito che ci riporterebbe al 1939, quando un altro uomo solo al comando scelse da sé la Camera dei deputati, ribattezzata dei Fasci e delle Corporazioni. Chi si è accorto del gioco, come Renzi, chiede che si faccia la legge elettorale PRIMA; sarebbe già qualcosa, ma rischia di essere insufficiente, perché nulla impedirebbe a un Berlusconi vittorioso di ricambiarla di nuovo a suo piacimento. A meno di non blindare la legge elettorale in una legge costituzionale.
Pertanto, piaccia o non piaccia a tutti coloro che parlano di ossessione anti-berlusconiana, il problema è sempre e solo quello: l’inaffidabilità cronica del leader della destra e l’impossibilità di fare alcunché di serio in suo compagnia. Solo rimosso lui si potrà fare qualcosa di utile per questo paese. Una lezione della storia recente, che molti preferiscono ignorare, facendosi incantare dal pifferaio magico o, peggio ancora, illudendosi di essere più furbi di lui; e finendo così inevitabilmente ad essere costretti a rivivere quella storia recente che si è dimenticata, come ammoniva George Santayana. Con il rischio per noi tutti di ritrovarci, fra un anno o due, a rivivere una storia più remota: quella della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Chiaramente, come diceva qualcun altro, sotto forma di farsa.
PS chissà se piacerebbe a Grillo questo modo di seppellire il parlamento
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