Firme (e non solo)
Con la sentenza del Tar della scorsa settimana, è tornata di grande attualità la questione delle firme. Il Tar ha ritenuto i ricorsi della Lega Nord non tardivi e pertanto ha disposto di attendere l’esito delle indagini penali per esprimersi, rinviando fino a luglio. Chiediamoci: è tutto come con Cota, siamo tutti uguali? No.
Con Cota si parla di una lista civetta con candidati che non sapevano di esserlo, sottoscritta da persone che non esistevano o che non sapevano di sottoscriverla, che ha raccolto circa 20.000 voti, in una competizione elettorale che il centrodestra ha vinto per 10.000 voti circa.
Per Chiamparino si parla di sottoscrizioni raccolte in maniera irregolare, ed è ancora da dimostrarsi, ma mai senza che candidati o sottoscrittori fossero inconsapevoli, in una competizione vinta con 600.000 voti di scarto.
Ciò detto, il Partito Democratico e il centrosinistra non possono assolversi per questa incredibile leggerezza, soprattutto quando la legge ci consentiva di non raccogliere le firme, apparentando la lista al gruppo della Camera o del Consiglio Regionale. Per questo trovo di gran responsabilità la proposta di Chiamparino, che di fronte alla possibilità di una nuova legislatura schiava della sua precarietà, ha proposto di tornare al voto se a luglio non sarà stata fatta chiarezza, affrontando in questo lasso di tempo alcune emergenze (sanità, conti, riassetto delle competenze dell’area metropolitana e della Regione).
Dobbiamo agli elettori tanto la messa in sicurezza delle emergenze che abbiamo di fronte, quanto la certezza cristallina sulla legittimità di chi li governa.
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