In un’epoca di globalizzazione come l’attuale, il benessere di cui si può godere in un determinato territorio non può essere delegato alle imprese che storicamente vi sono collocate, perché le imprese sono sempre più come “tende” che, a seconda dei costi e delle opportunità, possono decidere di de-localizzarsi in qualsiasi momento. E’ determinante la capacità di far acquisire alla dimensione locale un valore aggiunto specifico, in grado di fare la differenza. Lo si può fare dando vita a processi di innovazione sociale basati sul principio di sussidiarietà circolare, funzionali a creare occupazione e welfare comunitario.
Occupazione e qualità del welfare sono strettamente connessi, perché, come dimostrano numerose ricerche, l’attrattività di un territorio per gli insediamenti produttivi è fortemente legata alla qualità del welfare locale che sa garantire.
E’ ormai ampiamente riconosciuto che settori come la sanità, i servizi sociali e l’istruzione non sono solo una fonte di spesa, ma anche potenziali importanti motori di sviluppo. La guida sull’innovazione, pubblicata dalla Commissione europea nel febbraio 2013, non a caso, si apre affermando che occorre prendere atto che “un’innovazione volta a migliorare i servizi sociali o l’istruzione è altrettanto importante [ai fini dello sviluppo] di un’innovazione nel settore farmaceutico o in quello aerospaziale”.
Autorevoli studi dell’Ocse confermano che per lo sviluppo economico di territori avanzati, come quello della Regione Piemonte, sono molto importanti fattori immateriali quali la coesione sociale, l’etica, la sussidiarietà.
Sulla base di quanto precede, nel marzo 2009, per affrontare in modo efficace la crisi, da molti a quel tempo ritenuta unicamente un problema di banche e finanza, e avviare nuovo sviluppo, sostenuto da significativi processi di innovazione sociale, gli Atenei Piemontesi, le Centrali cooperative, le Organizzazioni di rappresentanza del terzo settore e del volontariato, il Comune di Torino, e
Si è perso tempo prezioso, che occorre recuperare, perché le crisi sono momenti di difficoltà, soprattutto per i più deboli, ma sono anche occasioni particolarmente favorevoli per cambiare le cose: i vecchi equilibri risultano indeboliti ed è diffusa la consapevolezza della necessità di costruirne di nuovi.
E’ un mio preciso impegno porre tra le priorità per la prossima legislatura regionale l’attuazione del Polo di Innovazione Sociale, che risulta quanto mai attuale per i problemi posti dalla crisi economica e sociale in atto, e per le nuove normative e finanziamenti che l’Unione europea ha recentemente messo a disposizione per l’innovazione sociale, che è trasversale rispetto ai tradizionali campi di intervento, perché intende creare contesti ed infrastrutture sociali in grado di rispondere, in modo nuovo ed efficace, ai bisogni di cittadini e imprese.
Non si tratta solo di realizzare un, pur importante, atto normativo e di programmazione regionale, ma dell’impegno ad operare per rafforzare le basi che rendono possibile l’innesco di reali processi di innovazione sociale, e cioè per promuovere ed attuare un nuovo modo di amministrare basato sulla reale e corretta applicazione del principio di sussidiarietà circolare, previsto dall’art 118 della Costituzione italiana, favorendo la creazione di reti locali di collaborazione tra enti pubblici ed espressioni imprenditoriali e associative della cittadinanza attiva.